Postille su Wes Anderson (pensieri sconnessi)
"Chissà se si ricorda di me..."
Il mio ultimo articolo su Wes Anderson non mi ha soddisfatto appieno. Sento che manca qualcosa. Asteroid City mi ha fatto pensare molto in questi giorni, mi ha fatto scontrare con le opinioni più popolari su questo film, così mi ero messo a pensare al regista texano e a tutta la sua cinematografia e alla sua poetica in generale… ma c’è sempre qualcosa di inafferrabile in Wes Anderson.
Lo straordinario
C’è, solitamente, dello straordinario all’interno dei film di Wes Anderson che irrompe nela vita dei protagonisti, anche se a volte rimane sullo sfondo come la tigre di un treno per Darjeeling.
Sulle note di Starálfur di Sigur Rós, Steve Zissou e la sua ciurma incontrano finalmente il famigerato squalo puma. Esattamente come nella storia raccontata in Starálfur si entra in contatto con lo straordinario (uno squalo leggendario a cui nessuno credeva) che serve per risolvere tutti i problemi del protagonista, ricreando una connessione con l’universo. Anche se questa connessione rimane astratta e inspiegabile i personaggi la percepiscono e riescono così a riconciliarsi con i loro drammi e traumi: al risveglio andrà tutto bene. Lo straordinario (soprattutto con l’alieno di Asteroid City) ferma, quasi immobilizza, i personaggi di Wes Anderson creando in loro un senso di pace. In alcuni casi queso incontro sarà l’inizio di un percorso di miglioramento, in altri casi sarà la risoluzione finale.
Gli scienziati bambini ed eori
Lo straordinario non è però qualcosa di avulso dalla realtà ma dalla vita quotidiana dei protagonisti, essendo questo straordinario molto spesso la morte. La realtà nei film di Wes Anderson è buffa e diversa dalla nostra, ma spiegabile: manca di elementi metafisici. La metafisica fa parte dell’intimità dei personaggi stessi, che spesso sfociano in melanconiche accettazioni della realtà.
In due film in particolare l’isola dei cani e Asteroid City gli scienziati sono dipinti come eroi o come gli ultimi pionieri spinti dalla speranza. Come samurai non abbandonano la ricerca di senso, o la ricerca della soluzione.
Se ne l’isola dei cani gli scienziati sono tra i pochi a cercare una cura per i cani stessi e a opporsi alla dittatura, in Asteroid City la scienziata (interpretata da Tilda Swinton) è l’unica a cercare un senso alla visita dell’alieno… esattamente come i bambini, i bambini e gli scienziati sono due figure positive e collimabili nella visione del mondo di Wes Anderson.
Il personaggio perfetto per capire questa similitudine tra scienziati e bambini (che sono i personaggi positivi di Wes Anderson come vi dicevo nell’altro articolo su Wes Anderson) è la scienziata interpretata da Tilda Swinton in Asteroid City: ha deciso di diventare scienziata quando le è rimasta impressa sulla retina a 11 anni (che è l’età preferita di Steve Zissou, 11 anni e mezzo per l’esattezza) uno strambo fenomeno astrologico tipico di quella cittadina dispersa nel deserto e che si verifica ogni anno. Questa donna è come se fosse rimasta bloccata nella fanciullezza e quindi capace ancora di interrogare la realtà, il mondo e l’universo (anche se poi nel film necessiterà di un ragazzino per risvegliarsi, ma è l’unico personaggio a farlo in questo senso, quindi concedetemi questa licenza poetica).
Conclusione
Non so perchè abbia voluto aggiungere queste cose a tutto quello che già avevo scritto ieri. Ho fatto un gran casino, ho girato in tondo, ho cercato un senso, credevo di averlo afferrato, ma ci ho rimuginato sopra e mi è sfuggito.
Wes Anderson è uno degli autori della mia vita, certo fa un effetto strano dirlo, quando siamo in pubblico ci vergognamo a dire certi nomi. Wes Anderson fa storcere il naso a molti (ultimamente) ai cinefili doc che hanno: Fellini, Antonioni, Kurosawa, Hitchcock ecc ecc… tra i loro autori preferiti; e ai cinefili pop che i loro preferiti sono: Nolan, Tarantino, i fratelli Russo ecc ecc…
Credo, però, che l’autore della propria vita non sia quello più bello (in senso lato) o che si reputi il meglio del meglio per cui a cena fuori non ci si vergognerebbe a definirlo tale davanti a una platea di acculturati (o meno). L’autore della vita è quello che ti tocca dentro, che quasi parla il tuo stesso linguaggio, che ha tradotto per te, attreverso la sua arte, momenti traumatici o meno dandoli una forma.
Sarebbe bello un giorno dire, senza vergogna alcuna, i miei autori e opere della vita sono: Wes Anderson, Carpenter, Scorrete lacrime, disse il poliziotto, The Legend of Zelda: Breath of the Wild, Il Pendolo di Foucault, Carlo Coccioli, Big Fish, Ueda, Seinfield, Miyazaki (entrambi), Gurren Lagann, Matsumoto, Outer Wilds, Nier:Automata, Kentucky Route 0, Finding Paradise ecc ecc…
"… E sentirsi vivi è praticamente un costante flusso di imbarazzo"
-Pod 153 in Nier:Automata.