Mi è stato donato un flauto per attirarvi sulle rive di questo fiordo norvegese affinché, anche voi, possiate intraprendere un viaggio nel nord.
La scalata del monte si fonde al mistero, ho varcato il limitare del bosco. La natura di quei luoghi mi è estranea e non capisco se assisto al soprannaturale o se sto facendo i conti con la mia ignoranza di quel mondo. Il lago mi richiama al suo interno, sprofondo nell’abisso oscuro, nelle torbiere corro impaurito, un vortice mi spinge nell’oscurità, nel silenzio riscalo la montagna. Plano sulle vette innevate e sfido fantasmi perduti nei ghiacci. Sono nelle viscere della terra, alla pioggia incessante si sostituisce un caldo infernale. L’idiota è il colpevole della sua deficenza.
Sono finito in un mondo di Theodor Kittelsen in cui i personaggi di Banjo-Kazooie si sono fatti un trip di acido, un mondo norvegese che sembra uscito dalla mente di Lynch. Uno Skyrim sotto acidi che si gioca come DOOM.
La grandezza di Northern Journey risiede tutta nel suo level design, le zone sono interconnesse e appaganti da esplorare. La mappa si disvela con il nostro vagare, come un cartografo riempiamo i vuoti del mondo. Il fatto che i nemici una volta uccisi non tornino in vita mi permette di contemplare i magnifici paesaggi, assaporandomeli con calma. La coerenza dei luoghi è perfetta, non sembrerà mai di essere in un luogo altro o diverso da quello precedente. Le noti musicali e i silenzi accomapagneranno il nostro viaggio con bilanciata perfezione. Nulla è fuori posto, i momenti di silenzio sono i miei preferiti.
Lo shooting è rapido e poinderato, nonostante siano armi da tiro medievali (archi, balestre, asce e coltelli da lacio eccecc…), i nemici, anche quando in orde, sono facilemnte gestibili, e nei momenti più concitati la frustrazione è smorzata dalla libertà di poter salavre come e quando si vuole.
Tutto questo è stato fatto da una singola persona (Slid Studio1). I luoghi sono quelli che lui abita per questo risultano così reali nonostante la grafica lowpoly, il suo hobby è il tiro con l’arco per questo lo shooting risulta così fluido, pure le musiche sono state composte dal solito autore per questo trasudano amore e cuore.
Per lungo vagare ho incontato l’imponderabile, il folklore ha invaso la realtà, nei miti e nelle leggende, che si raccontano ai bambini per spaventarli, mi sono perso. Ho scavalcato il muretto del giardino e mi sonbo avventurato nell’inconoscibile. La pioggia ha accompagnato il mio viaggio, il cileo plumbeo oscurava il sole, ma rendeva il mondo maliconico, così non distinguevo più me da quello che mi circondava. Ho nuovamente preso in prestito gli occhi dell’infanzia e lo stupore mi rinvigorito, dalla cima della montagna innevata ho osservato il mondo intero, il mio mondo ristretto nei confini dello schermo, ma immenso nel vagare con l’interpretazione. La musica mi ha guidato, come quella volta nel vuoto spazio profondo, e al termine del mio viaggio mi sono ritrovato.
Ma ora lascerò parlare gli screenshot del gioco.
Vi rimando al suo canale YouTube.