Nel Buio, Rumore: Anatomia di Mörk Borg
Un gioco di ruolo estremo, essenziale e visivamente disturbante che riduce il fantasy all’osso e lo lascia marcire in una landa apocalittica senza speranza.
Mörk Borg è un gioco di ruolo cartaceo svedese che ha attirato l’attenzione per il suo stile visivo estremo e il suo approccio minimale, sporco, senza compromessi. Non si presenta come un prodotto per tutti: è un gioco che vuole essere ruvido, cupo e autodistruttivo, tanto nel tono quanto nelle regole. L’ambientazione è una fantasia oscura che sta lentamente collassando su se stessa, e il sistema è costruito per far emergere il senso di fatalismo, di urgenza, di caos. È un gioco che non accompagna il giocatore: lo spinge dentro a forza e lo lascia marcire lì, a vedere cosa succede.
Ambientazione
Il mondo di Mörk Borg è in decomposizione. Letteralmente. È un’ambientazione apocalittica dove la fine non è imminente: è già iniziata. Gli eventi si svolgono in una landa indefinita, popolata da culti, necropoli, creature deformi e civiltà allo sfascio. Il cielo è giallo, l’aria è tossica, e i presagi della fine si accumulano sotto forma di profezie che i giocatori tirano a caso all’inizio della campagna. Ogni profezia realizzata è un passo in più verso la fine definitiva del mondo. Non è una metafora.
Non ci sono fazioni buone, non ci sono eroi. Tutto è marcio, e i personaggi non sono migliori del mondo che li circonda. Ex-carcerati, fanatici, mercenari mezzi morti: questo è il cast. Se sopravvivono, non è per un disegno più grande. È solo perché sono stati abbastanza brutti e sporchi da farcela un giorno in più.
Filosofia DIY
Mörk Borg nasce con una vocazione fortemente indipendente1. È un gioco pensato per essere hackerato, remixato, distorto. Gli autori non solo lo permettono, ma lo incoraggiano apertamente. Il terzo atto del manuale, ad esempio, è un toolkit per scrivere dungeon, mostri, oggetti e tabelle randomiche con lo stesso stile del gioco, senza dover chiedere il permesso a nessuno. C’è una licenza di terze parti apposita, la Mörk Borg Third Party License, che permette a chiunque di pubblicare materiale compatibile, anche a pagamento, senza dover passare da approvazioni o brand guidelines.
Questo ha generato una quantità enorme di materiale creato dalla community: avventure, espansioni, zines, piccoli hack che ribaltano o reinterpretano le regole originali. Il tono comune è sempre lo stesso: libertà assoluta, zero reverenza, spazio all’inventiva. È un gioco che vive benissimo anche fuori dal manuale ufficiale.
Gameplay
Il sistema di gioco è costruito per essere veloce, letale e facilmente modificabile. Il tiro base è un d20 contro una difficoltà (di solito 12 o 14), ma sono sempre i giocatori a tirare, anche per la difesa. Le classi sono poco più che archetipi con due o tre poteri bizzarri, pensate per caratterizzare senza ingabbiare. Si può scegliere tra personaggi predefiniti o usare il generatore casuale, che spesso dà risultati assurdi e perfettamente in linea con l’umore del gioco.
Il combattimento è rapido e crudele. La gestione dell’equipaggiamento è semplificata e le tabelle casuali abbondano. Il sistema non è pensato per il bilanciamento, ma per il ritmo. Le regole coprono solo lo stretto necessario: tutto il resto è lasciato all’intuito del gruppo.
Non esiste un sistema avanzato per la progressione. I personaggi possono guadagnare poteri o oggetti strani, ma non si tratta di crescita nel senso tradizionale. Anche quando migliorano, rimangono vulnerabili. L’impressione è che ogni nuova sessione sia solo un altro giorno rubato all’estinzione.
Mörk Borg non cerca di piacere a tutti, e non ha interesse a farlo. È un gioco estremo in tutto: nello stile, nel tono, nel sistema. Funziona meglio con gruppi che sanno improvvisare, che non hanno paura di far morire i personaggi al secondo incontro e che si divertono più a creare atmosfera che a risolvere trame complesse. Non offre potere ai giocatori, ma li mette davanti a un mondo ostile e senza scampo, chiedendo loro di sopravvivere con quello che hanno. In questo, riesce perfettamente. È un gioco coerente, affilato, onesto. E soprattutto: non assomiglia a nient’altro.
DIY: Do It Yourself – Fallo da solo.
In ambito artistico, l’arte DIY è:
Prodotta fuori dai circuiti ufficiali, come scuole d’arte, industrie culturali o gallerie.
Realizzata con mezzi limitati, spesso casalinghi, recuperati, economici.
Spesso imperfetta, grezza, personale, ma proprio per questo autentica e potente.
Caratterizzata da un forte spirito indipendente e ribelle, con radici nel punk, nell’underground, nell’autopubblicazione.
Esempi concreti:
Un fumetto fotocopiato e distribuito alle fiere da chi lo ha scritto e disegnato.
Una fanzine fatta con collage, ritagli, macchina da scrivere e nastro adesivo.
Un videogioco indie come Corn Kidz 64, con estetica spigolosa e spirito anarchico.