La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati.
da Quaderni dal Carcere, di Antonio Gramsci
Esattamente come “l’età del fuoco”, la, così tanto vantata, “fine della storia”1 è stata creata e mantenuta dalla violenza, sia fisica che psicologica, i cui risultati stanno tornando indietro (e ossessionando) alle nazioni del primo mondo, man mano che il meccanismo che mantiene lo status quo (esattamente come la prima fiamma e l’abilità del capitale di generare profitti), diventa sempre meno abile di adempiere al suo ruolo, il “primo peccato” del colonialismo non può più essere nascosto da quello che Kaathe (Darkstalker) definisce l’ “annebbiamento” (blurring) della storia.
Quello che sembra un mondo di libertà e di abbondanza si rileva, infatti, un declino (una crisi) controllato e gestito (esattamente come l’illusione di Gwyndolin di una prospera Anor Londo) di un sistema (quello capitalista), che non è mai stato concepito per essere definitivo, ma un passo in un processo dialettico.
Siamo condannati a ripetere cicli di successo e fallimento, sempre meno efficaci, e non possiamo creare nuove formule culturali per riconoscersi nel presente, e con esso fare i conti, ma possiamo solo rifugiarci nella nostalgia.
Questo sistema non può essere riformato dall’interno, e solo creando “l’età dell’oscurità” possiamo riguadagnare la nostra umanità.
Ispirandomi a un meme, mi sono divertito a rileggere Dark Souls in chiave marxista. Non credo si debba prendere sul serio la mia analisi, sopra riportata, ma le vie di Gwyn sono infinite…
“La fine della storia è uno dei concetti-chiave dell'analisi filosofica del politologo Francis Fukuyama: secondo questa tesi storiografica, il processo di evoluzione sociale, economica e politica dell'umanità avrebbe raggiunto il suo apice alla fine del XX secolo, snodo epocale a partire dal quale si starebbe aprendo una fase finale di conclusione della storia in quanto tale.” (da Wikipedia)