L'importanza dell'incipit di "The Elder Scrolls IV: Oblivion"
Tutta la poetica spiegata nel prologo
Oblivion è uno dei miei videogiochi preferiti di sempre, è stato uno dei primi a trasmettermi la sensazione di libertà assoluta e di avventura totalizzante, e tutto questo lo riesce a trasmettere incredibilmente nel suo solo prologo.
Iniziamo la nostra avventura in cella, quindi, in un luogo chiuso, buio e silenzioso. Qualche fievole luce arriva dalle torce sparse per le segrete. Siamo contriti nella nostra prigionia, fino a che l’imperatore con alcune guardie giungono nella nostra cella che ha un passaggio segreto che porta all’esterno del castello. Le guardie devo scortare l’imperatore fuori da lì, perchè qualcosa sta succedendo e devono metterlo in salvo. Noi ne approfitteremo per scappare, per seguirli in quei cunicoli, ancora più stretti, ancora più buii, ma con la promessa della libertà. Le guardie ci scopriranno, ci arruoleranno per proteggere l’imperatore, ma qualcosa andrà male e l’imperatore, prima di soccombere all’agguato dei nemici, ci darà un oggetto un amuleto da portare al Gran Maestro delle Blade Jauffre. Ora la nostra missione sarà uscire da quelle fogne e andare dove l’imperatore Uriel Septim ci ha detto di andare.
Ci muoveremo sotto terra, poi in antiche rovine sotto la citta, e poi in delle fogne. Infine, dopo un lungo corridoio, alla cui fine vediamo entrare della luce, ci ritroveremo all’aperto, in un mondo verde e luminoso, davanti a noi dell bianche rovine, dietro di noi la Città Imperiale con la sua Torre d’Oro Bianco.
In questa prima schermata, dopo il prologo tutorial, ci viene spiegata tutta la poetica di Oblivion: davanti a noi una rovina, un dungeon con la sua promessa di misteri e tesori; alla nostra sinistra il segnalino della missione principale ci indicherà dove si trova Jauffre; dietro di noi la Città Imperiale, con le sue storie, le sue persone, i suoi mercanti e la lore da scoprire. Il gioco ci ha sussurato all’orecchio “questo è il tuo mondo, esplora, vai dove vuoi, vai dove ti conduce la curiosità, dove l’occhio vede qualche mistero nascosto, dove si allude a un’avventura che aspetta solo un giocatore per essere dischiusa”.
Bellissimo incipit e bellissimo gioco, che tra l'altro contiene una delle missioni secondarie più memorabili che io ricordi: quella del pittore intrappolato nel proprio dipinto