"We live on a placid island of ignorance in the midst of black seas of infinity, and it was not meant that we should voyage far."
(The Call of Cthulhu)
Una delle critiche più frequenti rivolte a Still Wakes the Deep riguarda la scarsitĆ di interazioni. CāĆØ chi lo definisce, in tono sprezzante, āun walking simulator con i mostriā, come se questa definizione bastasse a liquidarlo. Eppure, con il tempo ā e con lāevoluzione del mio sguardo videoludico ā sono arrivato a pensare che proprio questa essenzialitĆ sia uno dei punti di forza del gioco. Non un limite, ma una scelta di design coerente con lāidea di orrore che lāopera incarna.
Quando si parla di horror, spesso si cerca il brivido nellāimmediatezza: nemici da affrontare, enigmi da risolvere, risorse da gestire. Ma lāhorror più puro ā quello che ti resta dentro e non ti fa dormire la notte ā non nasce dallāinterazione complessa, ma dalla sottrazione. Dalla passivitĆ . Dalla vulnerabilitĆ .
In un gioco come Still Wakes the Deep, il gameplay non deve ostacolare la tensione, ma accompagnarla. E ogni meccanica ludica in più ā ogni sistema, ogni arma, ogni possibilitĆ di ācontrolloā ā ĆØ un potenziale attrito, unāinterferenza nella curva emotiva. La paura, per funzionare, ha bisogno di continuitĆ . Ha bisogno di scorrere.
Camminare, in questo contesto, non ĆØ un gesto vuoto. Ć un atto carico di tensione, di sospensione. Il fatto che il protagonista non possa combattere, non possa difendersi, lo ancora a una dimensione umana che non cerca potenza, ma sopravvivenza. Ogni porta che si apre, ogni tunnel che si stringe, ogni ponte che scricchiola ĆØ vissuto in prima persona, senza filtri meccanici. Non cāĆØ gestione, solo esperienza. E questa sottrazione, questo ānon fareā, non distanzia dal gioco: ti avvicina.
CāĆØ anche un altro aspetto da considerare: la ripetitivitĆ delle meccaniche, in molti horror più strutturati, finisce col disinnescare la paura. Quante volte possiamo risolvere lo stesso enigma o gestire lo stesso inventario prima che la tensione diventi routine? Still Wakes the Deep evita proprio questo: elimina la routine ludica per conservare intatta la fragilitĆ emotiva. Non sei lƬ per risolvere, sei lƬ per resistere.
Col tempo, ho imparato ad apprezzare questo tipo di horror che si fida del proprio mondo, del proprio ritmo. Non ha bisogno di giustificarsi con la difficoltĆ o la complessitĆ . Si affida alla costruzione atmosferica, alla regia ambientale, alla veritĆ dei corpi e dei suoni.
In fondo, ciò che fa paura davvero non ĆØ il āgiocareā, ma lāesserci dentro, senza possibilitĆ di uscirne. E in questo, Still Wakes the Deep ĆØ riuscito dove molti falliscono: ha fatto del camminare un gesto carico di terrore, e del silenzio un suono assordante.
Unāaltra critica che ho trovato ĆØ quella rivolta alla scrittura e ai suoi personaggi, ora cercherò di spiegarvi perchĆ©, per me, invece Still Wakes the Deep, ribaltando la concenzione lovecraftiana di cosmic horror, riesce a raccontare personaggi coerenti con i loro caratteri senza perdersi in troppi fronzoli.
CāĆØ un elemento, più di ogni altro, che mi ha colpito giocando Still Wakes the Deep: lāidentitĆ del protagonista. Non si tratta di un erudito, di un ricercatore, di un esploratore accademico ā tutte figure care allāimmaginario di H. P. Lovecraft. Caz McLeary ĆØ un uomo qualunque. Un operaio. Un corpo sporco, stanco, intrappolato tra metallo e acqua salmastra. Un uomo che non scrive diari, non fa speculazioni metafisiche, non cerca veritĆ nascoste. Cerca solo una via dāuscita. E proprio per questo, forse, ĆØ il primo vero eroe tragico del cosmic horror.
Il ribaltamento del protagonista
Lovecraft ha sempre affidato lāesperienza dellāignoto a figure colte: scienziati, linguisti, antiquari, teologi. Personaggi capaci di tentare, almeno in parte, unāelaborazione concettuale del trauma. Lāorrore cosmico era, in qualche modo, anche un crollo della ragione ā un collasso che si manifestava quando la mente cercava di comprendere ciò che non era fatto per essere compreso. I racconti di Lovecraft sono pieni di frasi come āla mia mente non potĆ© sopportare ciò che vidiā, oppure ānon esistono parole per descrivere ciò che emerse dallāoscuritĆ ā.
Ma Caz non ha nemmeno queste parole. Non ha nemmeno la pretesa di capire. Ć un uomo dāazione, nel senso più puro: cammina, cade, si rialza, aiuta. La sua lingua ĆØ scarna, quotidiana, impastata di dialetto scozzese. I suoi dialoghi sono fatti di rabbia, affetto trattenuto, battute rotte. La sua mente non collassa perchĆ© non ha mai avuto lāillusione del controllo. Non ha mai cercato un senso superiore.
E in questo, Caz ĆØ più vicino allāabisso di quanto lo siano mai stati i narratori lovecraftiani.
Lāorrore del quotidiano
"No oneās coming, Caz."
Forse il punto non ĆØ che Caz ānon capisceā lāorrore. Ć che non può permettersi il lusso di capirlo. Ha una moglie che lo aspetta, un lavoro instabile, una vita in bilico. Lāorrore non ĆØ unāinvasione del Reale: ĆØ unāestensione estrema della sua condizione quotidiana. Lāignoto, la trasformazione, la perdita dāidentità ⦠sono giĆ esperienze familiari per chi vive ai margini.
Ma non ĆØ solo una questione universale: Still Wakes the Deep ĆØ ambientato nel 1975, nel Regno Unito, un dettaglio tuttāaltro che neutro. Siamo in piena crisi energetica, tra disordini sindacali, scioperi, e un sistema industriale che scricchiola. Il lavoro offshore, pericoloso e mal regolamentato, rappresentava una nuova frontiera economica ā e un sacrificio umano quotidiano. Gli uomini della piattaforma non sono semplicemente operai: sono corpi esposti, precari, eppure indispensabili, mandati a cavare profitto dal fondo dellāoceano.
In quel contesto, la sindacalizzazione non ĆØ solo uno sfondo, ma unāeco costante: la lotta per la sicurezza, per il salario, per la dignitĆ . Lāindustria britannica degli anni ā70 si reggeva su una tensione latente tra sfruttamento e resistenza. E Still Wakes the Deep, senza esplicitarlo, mette in scena proprio quel mondo di lavoratori, segnati dalla fatica e dal silenzio, che affrontano ogni giorno un pericolo reale ā e, nel gioco, un pericolo cosmico.
Il cosmic horror, in fondo, non ĆØ che una metafora amplificata della precarietĆ esistenziale. Il lavoratore che ogni giorno affronta il rischio, la fatica, lāalienazione, non ha bisogno di vedere un dio antico per percepire il vuoto. Gli basta guardarsi le mani. Gli basta restare bloccato su una piattaforma, nel mare in tempesta, con la radio che gracchia e nessuno che risponde.
Ecco dove il gioco colpisce più duro: fa del quotidiano il vero orrore cosmico. Non cāĆØ bisogno di stelle remote. Lāindifferenza dellāuniverso ĆØ giĆ lƬ, nelle sirene che non si fermano mai, nei corridoi allagati, nel silenzio della centrale operativa. Lāorrore non viene da fuori, ma emerge da un presente storicamente determinato: quello della classe operaia britannica, sospesa tra sopravvivenza e oblio.
La poetica del disfacimento
"I could not help feeling that they were evil thingsāmountains of madness whose farther slopes looked out over some accursed ultimate abyss."
(At the Mountains of Madness)
Tutto in Still Wakes the Deep lavora per mostrare la fragilitĆ delle forme. Lo spazio industriale si disgrega lentamente: scale che cedono, luci che tremano, ponti che collassano. I corpi stessi si sfaldano: si fondono, si contorcono, diventano altro. Ma il disfacimento non ĆØ solo fisico. Ć linguistico, identitario, narrativo.
CāĆØ una scena in particolare che non dimentico. Caz trova un collega trasformato in qualcosa che non ha più volto, ma conserva ancora una voce, o un suono che ricorda un lamento umano. Non cāĆØ un dialogo, non cāĆØ un combattimento. Solo uno sguardo, un respiro, una distanza che non si può più colmare. In quel momento ho pensato: questa ĆØ la vera poetica del disfacimento. Non la mostruositĆ , ma la perdita lenta di ciò che rende umano un essere umano. Eppure, dentro questo disfacimento, Still Wakes the Deep trova qualcosa di profondo, quasi sacro. Non una redenzione ā non cāĆØ nulla da salvare ā ma una scelta. La scelta di Caz di continuare. Di non fuggire nel delirio, nella violenza o nella disperazione. Di camminare. Di aiutare. Di rimanere.
Lāeroismo silenzioso
"Just keep moving, aye?" ā frase ripetuta spesso dal protagonista, che diventa mantra di sopravvivenza.
Lovecraft non ha mai creduto nellāeroismo. I suoi protagonisti soccombono, impazziscono, svaniscono. Ma Caz, pur senza vincere, resiste. Non per salvare il mondo ā non ci prova nemmeno ā ma per salvare un collega, o forse solo se stesso. Questo ĆØ un tipo di eroismo che raramente vediamo nel videogioco: quello minimo, non celebrato, senza ricompensa.
Non ĆØ solo un tratto di scrittura. Ć una posizione etica. Still Wakes the Deep ci dice che non servono grandi gesti per essere umani nellāabisso. A volte, basta non lasciare andare la mano dellāaltro. Basta restare lucidi, presenti, anche quando il mondo si deforma.
In questo, credo che il gioco dica qualcosa di potente anche sul medium videoludico: che può essere un luogo non solo di intrattenimento o di fuga, ma di comprensione lenta, incarnata, dolorosa. Unāesperienza che ti attraversa senza bisogno di spiegarti tutto, perchĆ© lo senti, lo vivi, lo porti con te.
Vorrei soffermarmi sul rapporto tra la moglie e Caz, e di come questo rapporto impregni tutto il videogioco senza però mai prenderne pieno possesso.
Lāamore come resistenza muta
āTell her I tried.ā ā Caz
Una frase detta quasi sottovoce, disperata, che riassume il nucleo emotivo del personaggio. Ć un'ammissione di fallimento, ma anche una dichiarazione dāamore. Non grandiosa, non salvifica, ma profondamente umana.
In unāopera dominata dallāangoscia e dalla sopravvivenza, il legame tra Caz e sua moglie rimane un filo invisibile ma costante, che attraversa tutta lāesperienza. Non cāĆØ romanticismo esplicito, nĆ© momenti melodrammatici: eppure, in ogni gesto di Caz, in ogni suo silenzio, in ogni pensiero non detto, cāĆØ qualcosa che lo tiene legato alla terra, al passato, alla possibilitĆ di un ritorno.
La moglie ā che compare solo in frammenti, ricordi, messaggi ā non ĆØ una presenza narrativa, ma quasi spirituale. Ć la voce che ancora Caz alla sua umanitĆ . In mezzo allāindifferenza cosmica, in una struttura che si sfalda e si contorce, lei rappresenta lāunico luogo mentale in cui Caz può ancora ritrovarsi intero.
Il loro rapporto ĆØ ferito, lo intuiamo; cāĆØ stato un errore, forse una separazione, forse qualcosa di rotto. Ma anche questo non viene mai esplicitato: ĆØ solo sentito. E questa mancanza di chiarimento, paradossalmente, rende il legame ancora più forte. Non serve spiegare lāamore per renderlo reale. Basta che sia lƬ, come unico rifugio possibile.
Il mare e la voce: il finale come soglia metafisica
La voce della moglie che canta The Skye Boat Song nel finale di Still Wakes the Deep accompagna il giocatore in uno dei momenti più ambigui e potenti del gioco: lāapertura della porta e la visione dellāoceano. Ma non si tratta di una semplice canzone nostalgica. Il testo, la melodia e il contesto storico della ballata trasformano il finale in un rito di passaggio, un gesto simbolico che fonde amore, perdita, identitĆ e morte.
The Skye Boat Song racconta il leggendario viaggio del principe Charles Edward Stuart (Bonnie Prince Charlie), in fuga dopo la sconfitta del 1746 nella battaglia di Culloden. La canzone evoca la sua traversata notturna in barca verso lāisola di Skye, dove avrebbe trovato temporaneo rifugio. Ć un brano che parla di esilio, di speranza disillusa, ma anche di fedeltĆ e memoria. Ć il lamento di un popolo per il proprio fallimento storico, ma anche una dichiarazione dāidentitĆ , soprattutto per la Scozia.
Speed bonnie boat, like a bird on the wing,
Onward! the sailors cry;
Carry the lad that's born to be king
Over the sea to Skye.
In questa strofa risuonano tre grandi temi:
Il viaggio: metafora perfetta per Caz, che sta per oltrepassare una soglia (la porta, lāabisso, forse la morte stessa).
La fuga dalla sconfitta: Caz non vince nulla. Ma viene ātrasportatoā, come Charlie, da qualcosa che non può controllare.
La speranza fragile: lo āskyeā del titolo non ĆØ un paradiso, ma unāisola a metĆ tra salvezza e oblio. Ć la memoria che resta.
Nel contesto di Still Wakes the Deep, la canzone non ĆØ diegetica: non parte da una radio, non ĆØ un elemento ārealeā. Ć la voce della moglie ā o il ricordo di lei ā che canta, come se stesse accompagnando Caz verso unāaltra riva. Potrebbe essere la morte, un sogno, una rinascita, o semplicemente la pace.
In una narrazione senza trionfi, questa canzone ĆØ lāunico vero atto di cura.
Non lo salva, non lo spiega. Ma lo accompagna.
In un gioco dove tutto si disgrega ā la carne, il linguaggio, lo spazio ā questa voce che canta qualcosa di vecchio, di umano, di storico, ĆØ lāultima forma possibile di significato.
La barca ĆØ il corpo di Caz, in viaggio verso la fine.
Il canto ĆØ la sua memoria, lāunica cosa che resiste allāorrore cosmico.
Il mare ĆØ lāabisso, ma anche la soglia tra ciò che ĆØ stato e ciò che resta.
Usare The Skye Boat Song nel finale non ĆØ un tocco folkloristico. Ć un gesto carico di strati: culturali, storici, affettivi, mitologici. In quel momento, Still Wakes the Deep smette di essere un horror e diventa una tragedia scozzese, unāelegia contemporanea che usa una canzone del ā700 per parlare della solitudine di un uomo moderno.
E quando si chiude la porta, e resta solo il mare, quella melodia continua.
Non come risposta, ma come resistenza dolce allāinsensatezza.
Lāabisso ci riguarda
Giocando Still Wakes the Deep, ho avuto la sensazione di riconoscere qualcosa di mio. Non nel mostro, ma nellāansia che precede ogni svolta, nella stanchezza delle mani, nella voce che non esce quando dovrebbe. Lāorrore cosmico, rivisitato cosƬ, smette di essere fantastico: diventa nostro, diventa esperienza. Diventa uno specchio oscuro in cui vedere riflessa la nostra umanitĆ imperfetta, e fragile, e bellissima.
Se davvero lāuniverso ĆØ indifferente, allora tanto vale resistere con tutta la forza muta che abbiamo. Con le scarpe bagnate, le nocche ferite, la paura addosso. Ma restare.
E camminare.
Mi sta piacendo tantissimo, da giocare assolutamente in āscozzeseā. Veramente di impatto la regia, lāatmosfera, il comparto audio. Mi pare sia stato bastonato dai vari professionisti dellāinformazione, forse per mancanza di marchette o perchĆ© poco giochettoso? Condivido anche la tua ampia riflessione: il pregio del gioco sembra essere proprio il suo lavorare per sottrazione, la rarefazione, la tremenda presa di coscienza dellāorrore nella sua semplicitĆ .