L'anno sta finendo (o è finito, dipende da quando pubblicherò questo articolino) e, quindi, sono qui a dirvi cosa ho esperito di bello quest'anno (non uscito quest'anno, ma vissuto quest'anno), tra: film, libri, videogiochi, ecc ecc…
“Nulla da cercare. Un commento alla raccolta di Linji”, di Thic Nhat Hanh
Se volete capire perché il buddismo zen è così affascinante, consiglio sicuramente questo libro. In un mondo in cui va troppo veloce, in cui tutti siamo affetti da deficit dell'attenzione cronico, riuscire a ritrovare il silenzio e la pace, togliendosi da dosso un senso di ansia perenne e di impossibilità alla totale realizzazione, mi sembra fondamentale.
“Outer Wilds”, di Mobius Digital
Per chi ancora vuole giocare al gioco dell'interpretazione dei significati senza aver paura dell’insesatezza stessa della vita, a cui il significato è demandato a noi singolarmente e collettivamente.
“Asteroid City”, di Wes Anderson
Asteroid City si interroga sul senso della vita (o sulla sua insensatezza) attraverso la creazione di un'opera d'arte. Realtà e arte collimano e più non riusciamo a distinguere dove inizia una e finisce l'altra. La vita reale irrompe nell'opera d'arte e viceversa.
“Pizza Tower”, di Tour de Pizza
Visto che Nintendo ci ha lasciati orfani di Wario Land (ma perché?), Pizza Tower è il gioco perfetto per chi vuole qualcosa di leggere, folle, sfidante, corto e che non si prende mai minimamente sul serio.
“I linguaggi dell'arte”, di Nelson Goodman
Un libro sfidante di epistemologia per chi vuole parlare di arte. Andrebbe consigliato solo per il capitolo sui falsi vs gli originali che mi ha aperto la mente.
“Ricerche Filosofiche”, di Ludwig Wittgenstein
Forse il tractatus è un libro (di poesia) migliore, ma di questo voglio premiare il coraggio di tornare sui propri passi, interrogarsi senza, forse, trovare una risposta. Alla fine tutto è un gioco.
“Chained Echoes”, di Matthias Linda
Un jrpg con tutti i topoi del genere (purtroppo), ma che combatte contro l'innatismo e il determinismo. Siamo liberi dal senso di colpa atavico, potremmo dire da “Il peccato originale” e non dobbiamo essere quello che gli altri ci dicono di essere o che si aspettano causa predisposizione varie.
“La storia dell'arte”, di H. E. Gombrich
Lo sto ancora leggendo, ma questo è un libro ben scritto, avvincente e pieno di spunti interessanti. Avrei dovuto studiare questo libro a scuola durante le ore di storia dell'arte, che per me sono sempre state le più noiose.Immaginate riuscire a rendere noiosa l'arte a dei ragazzi. Complimenti alla scuola, come sempre.
“Paper Beast”, di Éric Chahi
Il senso di presenza è la più grande figata del VR, soprattutto quando il gioco ne approfitta e Paper Beast fa di questo senso la sua poetica. Gioca sul reale e l’irreale e si interroga sul vero attraverso la contemplazione del virtuale. (C'è anche un bel messaggio contro la sovrabbondanza di dati e di informazioni tipiche dell'era dei social).
“Jusant”, di Don't Nod
L'ho quasi finito e Jusant sarà sicuramente il mio GOTY 2023 (sperando non diventi Starfield nelle sue ultime 2 ore). L'esplorazione, senza nemici, in cui il silenzio e i rumori ambientali (interrotte ogni tanto da qualche nota rilassante) fanno da padroni, e sono le mie cose preferite in un videogioco. La scalata è faticosa, sembra veramente di protendere la mano e stringere la roccia (un po' mi ha ricordato Death Stranding).
“Don't Hug Me, I'm Scared”, di Rebecca Sloan e Joseph Pelling
“Don't hug me, i’m scared” è una serie parodia che prende in giro tutti i programmi per bambini, che li critica aspramente e che, quindi, critica il sistema dell'educazione attraverso l’intrattenimento che è un mero prodotto e, quindi, difficilmente sarà solamente innocentemente pedagogico. La consiglio soprattutto per le sue stranezze e le sue trovate horror, senza contare l’aspra critica alla civiltà moderna e ad alcuni concetti che abbiamo interiorizzato perché così ci hanno insegnato da.bambini. Ma ne riparleremo più dettagliatamente.