A fine Luglio ho preso una decisione: disinstallare tutti i social(s) dal mio smartphone. Eliminarli tutti completamente è estremamente difficile, mi ritengo ancora troppo giovane per diventare un eremita, senza contare che mi sono utili per pubblicizzare questo mio Substack.
L'effetto immediato di non avere più i social a portata di mano è stato quello di reintrodurmi alla noia. Esatto, avevo disimparato ad annoiarmi. Quando non avevo nulla da fare semplicemente mi ritrovavo a fare uno zapping costante su Facebook o altri. Uscivo col cane e guardavo Facebook. Ero in anticipo di 20 minuti, mi mettevo sul divano e scrollavo Instagram. Avevo del tempo sul lavoro, mi perdevo nel rumore di Twitter. Ho cominciato quindi a leggere per combattere la noia. Ed ho veramente letto tanto in questi ultimi 2 mesi e qualcosa: nello sciame, la scomparsa dei riti, filosofia del buddhismo zen, psicopolitica, la società della trasparenza, eros in agonia, il profumo del tempo, la società del dolore di Byung-chul Han; il nome della rosa, diario minimo e l'isola del giorno prima di Umberto Eco; antifragile di Taleb; minima moralia di Adorno; miti di oggi di R. Barthes; il libro dell'inquietudine di Pessoa; vita di Galileo di Brecht; il Maestro e Margherita di Bulgakov; the waste land di T. S. Eliot e ora sto leggendo la montagna magica di Thomas Mann. Che non leggevo così tanto erano anni. La noia è utile perché ci insegna a combatterla e a darci da fare, nel senso letterale. Con del tempo morto cerchiamo qualcosa da fare e la mia prima risposta a questo è stata la lettura. La lettura mi ha reso più colto? Più intelligente? Non credo, ma sicuramente mi ha allungato la vita. Eco diceva che i romanzi, la narrativa in genere (aggiungo io, quindi anche i videogiochi), allungano la vita perché ce ne fanno vivere altre. Riempiono la nostra memoria di vite straordinarie e quando guarderò indietro al tramonto della mia esistenza non solo sarò stato nel mondo del reale, ma anche nella Terra di Mezzo, a Hyrule, nelle Forbidden Lands, nella Mosca di Bulgakov, avrò camminato a fianco di Pessoa per le strade di Lisbona, visitato Monasteri nel 1300, partecipato a qualche rivoluzione, viaggiato tra le stelle... Da quando ho cominciato a leggere la vita mi è sembrata più pregna e quindi più lunga. I miei 3 mesi senza social mi sono sembrati più lunghi e pregni dei miei ultimi 10 anni.
(Non solo ho letto più libri, ma anche più fumetti. Ho visto più film, più serie. Ho pure videogiocato di più).
Avendo più tempo “da perdere”, ovvero avendo riguadagnato il tempo in cui facevo zapping sullo smartphone, ho cominciato anche ad andare a correre, non sapendo cosa fare nell'oretta libera della mattina, e non volendo passare la mia esistenza solo nei libri, ho cominciato a correre. Correre tutte le mattine, non so se sono dimagrito, ma ora non ho più il fiatone se faccio 10 scalini. I social mi davano un’idea sbagliata della realtà e dell'altro. Le loro vite mi sembravano perfette, mentre io cercavo di raccapezzarmi nella mia esistenza, gli altri mi sembravano più felici e che avessero raggiunto traguardi migliori dei miei, tutti, nessuno escluso. Attanagliato dall'ansia da prestazione a cui i social ci sottomettono, stavo lasciandomi andare, credendo di non aver fatto nulla nella vita e che nulla avrei mai fatto. Certo la mia vita è sempre la solita, mi arrangio nell'esistenza, ma con consapevolezza. I social mettono in mostra solo il nostro meglio e ad esso ci sottomettono. Siamo costantemente costretti ad un autosfruttamento di noi stessi, della nostra immagine, dell'opinione che gli altri hanno di noi. Abbiamo velocizzato il tempo in nome del self-made. Privati della noia, abbiamo smantellato il futuro e creato un eterno presente in cui non miglioriamo mai, perché dobbiamo essere il meglio di noi stessi sempre. L’errore è messo alla berlina e diventa virale. Annullando il privato e avendo reso tutto pubblico, addirittura noi stessi e i nostri problemi, siamo diventati più fragili. Più soggetti alle valutazioni senza pietà degli altri, perché sui social siamo tutti infallibili e costantemente portati a cancellare i nostri errori. Se non sbagliamo, non miglioriamo. In un luogo in cui l'errore è vietato è impossibile migliorare. I social non permettono un miglioramento di noi stessi, ci costringono, quindi, ad un eterno presente.
Senza social ho anche smesso di avere le palpitazioni dovute a costanti momenti di incazzatura, scusatemi la schiettezza. Quante volte ci siamo persi in inutili scontri e dibattiti con altri utenti che nel 100% dei casi si sono rilevati un'enorme perdita di tempo? Tantissime volte, inutile renderci più facilmente soggetti ad ictus perché perdiamo le staffe quando leggiamo cose completamente assurde. Questa ultima cosa, ovvero l'assenza del dibattito inutile, è stata la più difficile per me nei primi giorni. Ed infatti è toccato ai santi dei miei amici sentire le mie sparate. Ho superato ormai anche quella fase, spero. Difficilmente mi arrabbio. Sono meno nervoso. Mi prendo molto meno sul serio. Sulla via dello zen ho tagliato al testa al Buddha. Quando avrò qualcosa da dire userò YouTube come terapia o questo blog.
Concludendo il mio consiglio è quello di eliminare i socials dal vostro smartphone e quindi riconquistare il vostro tempo, get over yourself e leggete di più.